Costellazione di Orione

Orione è una delle più importanti costellazioni, anche perché la sua posizione la rende visibile in quasi tutto il mondo. È riconoscibile grazie a tre piccole stelle allineate che formano la cintura di Orione; il corpo del cacciatore è delineato da altre nove stelle. Si trova accanto all’ Eridano, Cane maggiore, Cane minore, Toro e Lepre. Orione ha la forma di una clessidra e per questo è semplice da riconoscere. La parte Nord-Orientale è chiamata scudo di Orione. Questa costellazione è utile anche per trovare altre stelle: Sirio, Aldebaran a Ovest, a Est Procione, Castore e polluce e infine il gruppo di stelle delle Pleiadi. Le stelle principali sono: Betelgeuse una gigante-rossa, Rigel una super-gigante blu e Bellatrix una gigante blu.



Mito della costellazione di Orione

Sul mito di Orione ci sono molte versioni. Tuttavia, le più conosciute sono quella romana e quella greca. Secondo La mitologia romana, Orione era un gigante generato dall’orina di Giove, Nettuno e Mercurio.Tali autori raccontano che, un giorno, i tre dei passeggiavano per le campagne della Boezia. Al tramonto incontrarono un contadino, Ireo, che offrì loro ospitalità nella sua capanna. Gli dei inizialmente non vollero svelare subito la loro vera identità per vedere come li avrebbe trattati quel contadino. Ireo servì in tavola tutto il meglio che aveva da offrire ai suoi ospiti. Gli Dei, vedendo la sua grande ospitalità nonostante la povertà in cui versava, si fecero riconoscere ed Ireo impallidì. Ma dopo essersi ripreso, per onorarli della loro presenza, corse fuori la capanna e immolò un toro per i suoi ospiti. Giove volle ricompensare il contadino dicendo che avrebbe disfatto tutte le sue richieste. Ireo allora chiese agli Dei di poter avere un figlio senza la necessità di doversi risposare, avendo promesso a sua moglie morta da poco, che non avrebbe preso in moglie alcun’altra donna. Giove gli ordinò, quindi, di portare la pelle del toro immolato e insieme a Nettuno e Mercurio sparsero la loro orina su essa e la piegarono, ordinando al contadino di seppellirla nell'orto e di ritirarla dopo nove mesi. Ireo ubbidì e dopo nove mesi, dissotterrata la pelle, vi trovò avvolto un bambino che allevò come suo figlio e al quale diede il nome di Urion (in seguito la U fu sostituita in O).
Così Orione divenne ben presto un gigante di straordinaria bellezza, tanto alto che quando scendeva da una montagna la sua testa era nascosta tra le nubi. Diana, la dea protettrice degli animali, ingaggiò Orione per aiutarlo nella caccia. Diodoro di Sicilia racconta che in vita, Orione progettò e presiedette i lavori della costruzione della città siciliana di Zancle, che prenderà poi il nome di Messina. Secondo Esiodo, per arginare le frequenti mareggiate che si abbattevano sulla costa, Orione trasportò una grande quantità di terra davanti al porto di Messina. Il terrapieno che realizzò, costituì Capo Peloro sul quale Orione costruì un tempio dedicato a Nettuno. A ricordo della fondazione della città siciliana, in Piazza del Duomo a Messina gli è dedicata l'omonima Fontana di Orione marmorea di Giovanni Angelo Montorsoli.
Secondo la mitologia  greca, invece, Orione era un gigante nato da Poseidone ed Euriale, figlia di Minosse. Si narra che nell’isola di Chio, una notte il gigante corteggiò Merope, e il re Enopio, suo padre, irato per l’affronto lo fece accecare ed esiliare. Orione si rifugiò sull’ isola di Lemmo dove Efesto, impietosito dalla sua cecità, lo affidò a Cedalione, che lo portò fin dove sorge il sole; lì grazie a Eos, l’aurora, riacquistò la vista e prese in moglie la dea. Altri invece narrano che Orione ricevette degli occhi costruiti dal dio Efesto, impietosito dalla triste storia. Per la gioia procurata del regalo, iniziò a cacciare per lungo tempo senza mai fermarsi, e senza accorgersene arrivò fino alla dimora di Eos e se ne innamorò perdutamente. Cacciatore dagli occhi celesti, usciva di notte accompagnato dal suo fedele segugio, Sirio, in cerca di prede. La dea Artemide, che con lui condivideva molte battute di caccia, se ne invaghì perdutamente e, nonostante fosse famosa per la sua sacra castità, gli fece delle esplicite offerte. Orione declinò i ripetuti inviti con garbo, spiegando alla dea che mai avrebbe potuto tradire la sua amata sposa, alla quale era eternamente grato per aver riacquistato la vista. Inizialmente Artemide la prese bene, ammirando invece la fedeltà dell’uomo verso l’amata. Quando però scoprì che Orione si era invaghito delle Pleiadi, le sette figlie di Atlante e Pleione, e aveva cominciato a molestarle, accecata dall’ira decise di vendicarsi mandando un suo fedele servo, lo Scorpione; questo si intrufolò nella capanna e si nascose in attesa dell’arrivo di Orione. Rimase nascosto fino a quando il gigante tornò a casa insieme a Sirio e presero sonno. A quel punto il mostro attaccò con la sua mossa letale, il pungiglione, prima su Orione poi su Sirio, che si era svegliato e aveva cercato di difendere il suo padrone.


Olio su tela di Nicolas Poussin Paysage avec Orion aveugle cherchant le soleil 1658 Metropolitan Museum of Art di New York.

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